LE PICCOLE MELE MARCE
Partendo dal desiderio di mettere in circolo i saperi di noi scrittrici, abbiamo costruito un percorso che attraversa varie tematiche.
Simona Cleopazzo presenterà il reading di prosa di Collettiva casa editrice.
Simona De Carlo leggerà Animula di Mercedes Capone. Un libro abbandonato sul sedile di un treno, un regalo rifiutato, una storia finita ancor prima di nascere diventano un dono che si moltiplica e porta il cambiamento nelle storie dei passeggeri che leggeranno queste pagine.
Elisabetta Liguori leggerà da Le poete della Beat la storia di Lenore Kandel, poetessa americana libera e anticonformista, la cui profondità dello spirito l’hanno resa un simbolo del movimento culturale, hippy e femminista.
Loredana De Vitis ci racconterà la scelta di Marta dal romanzo Il posto di dio, che apre la collana Orlando, un tributo a una Virginia Woolf nella quale non rimanere intrappolate, ma che si nutre delle sue profondità per prendere il volo. Orlando è un’idea di mondo, ideato e creato dal potere della parola: terre e lune, foreste e deserti, metropoli e villaggi, singoli e moltitudini sono plasmati nel tempo e nello spazio dal fervore creativo che solo può risiedere in un corpo. Un corpo che sente, pensa e crea. Col corpo capiamo, col corpo elaboriamo. Col corpo viviamo in quel mondo fondato sulla parola.
Teresa Musca leggerà da Gradi di separazione. La separazione, la perdita, l’abbandono sono esperienze che abbiamo e ci hanno attraversato, che ci hanno cambiato, ci hanno segnato come rughe, cicatrici o crepe. L’autrice darà voce a ventidue donne diverse, che volevano raccontarsi con urgenza, pudore, sfacciataggine e verità.
Cristina Carlà leggerà Il colore delle cose fragili, una scrittura in movimento che racconta le cose del mondo, descrive la bellezza che ritrova per caso nella vita di tutti i giorni e nei gesti comuni. A guidarci i colori: viola del movimento, blu dell’amore, rosso dell’essere femmina, nero della verità.
Stefania Zecca leggerà Ferite tanto, ferite troppo. Immaginate che quattro poetesse, tutte morte suicide, si incontrino in un non-luogo per farsi una chiaccherata davanti a un Bourbon o un Martini Dry. Le voci che si alternano sono quelle di Amelia Rosselli, Silvia Plath, Marina Cvetaeva e Virginia Woolf. Ha cucito sulle loro labbra riflessioni sulle etichette, sulla poetica, su quanto i loro versi, feroci e bellissimi, siano stati filtrati nella lettura attraverso la lente distorta della malattia mentale. Al netto dell’inventario del DSM, restano le parole, agenti narratori della ferita, a testimoniarne il genio.
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